A cosa serve vincere un referendum? A poco, se l’applicazione della legge votata non è coerente con lo spirito della stessa. È questa, in sostanza, la denuncia del comitato “Sì alla professionalizzazione dei membri dell’Autorità Regionale di Protezione”. Un voto abbastanza chiaro quello della popolazione ticinese, che lo scorso 3 marzo aveva rigettato il referendum lanciato da alcuni Comuni contro la professionalizzazione dei presidenti delle commissioni tutorie.
Motivo del contendere erano gli emendamenti del “poker femminile”, Greta Gysin, Pelin Kandemir Bordoli, Amanda Rückert e Giovanna Viscardi, approvati a sorpresa dal Gran Consiglio, con l’intento di migliorare la preparazione professionale dei membri delle tutorie.
Ora la legge, superato anche lo scoglio popolare, va tradotta in pratica. Il Consiglio di Stato ha quindi messo in consultazione una bozza di regolamento d’applicazione, che dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo 1. luglio. Paradossalmente il Dipartimento delle istituzioni per redigere la sua bozza ha sentito unicamente i Comuni sede delle tutorie. Ossia coloro che hanno lanciato – e perso – il referendum.
«Nulla (o molto poco) cambia nella loro preparazione professionale richiesta e nelle modalità di assunzione (concorso)», denuncia Pietro Vanetti a nome del comitato referendario favorevole alla riforma, in una lettera inviata al presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli. «Assolutamente nulla cambia invece per quel che concerne requisiti e nomine dei membri permanenti e dei delegati comunali». E aggiunge, «il tema della gestione delle pratiche viene ignorato completamente!».
Norman Gobbi dal canto suo si difende sottolineando il carattere transitorio della riforma, giacché in ogni caso nel 2018 le tutorie decadranno, per cui non è il caso di apportare cambiamenti radicali alla organizzazione attuale.
«È un’argomentazione inaccettabile», ribatte Vanetti nel suo scritto. «Il periodo transitorio durerà non meno di 5 anni! Per delle pratiche che coinvolgono dei bambini risulta un’eternità».
Ora la palla è nel campo di Paolo Beltraminelli, che dovrà decidere come dirimere le rimostranze dei vincitori del referendum. Termine ultimo il 1. luglio, quando dovrà entrare in vigore la contestata ordinanza.